GLI ORI DI PERGOLA
Tra le eccellenze artistiche e culturali della città
Pergola è uno scrigno di tesori che incanta gli animi e stupisce lo sguardo. Alcuni di questi beni preziosi sono conservati all’interno del Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola. Qui, nella sezione arte contemporanea, possiamo ammirare le minuziose opere grafiche realizzate dall’artista pergolese Walter Valentini che ha riproposto su carta cotone le opere senza tempo di Giacomo Leopardi, per il bicentenario della sua nascita. Un risultato ineffabile che rende questi volumi a tiratura limitata un vero e proprio gioiello. Spostandoci nella sezione storico-artistica, tra le altre fa bella mostra di sé la statua di San Secondo, patrono della città, che custodisce tra i palmi delle mani una piccola Pergola, e la Bella Pietà di Sant’Agostino, una delle più suggestive pietà dell’Italia centrale, in cui il dolore della Madonna non viene raffigurato, ma percepito dagli occhi attenti degli osservatori. L’opera che sicuramente attira più l’attenzione è il Polittico di San Giacomo con Sant’Agostino vescovo, per i suoi colori vivi e accesi e per la sua storia: collocata nella chiesa di San Giacomo e Santa Lucia, al tempo di Napoleone le tavole vennero trafugate e trasferite a Milano. Il Museo conserva anche una sezione numismatica, contenente 240 monete coniate proprio dalla zecca della città.
Ma il tesoro più prezioso di Pergola, quello per cui la Città è conosciuta in ambito internazionale, è custodito nella sezione archeologica del museo che vanta la presenza dell’unico gruppo in bronzo dorato esistente al mondo giunto a noi dall’età romana: i Bronzi Dorati da Cartoceto di Pergola. Rinvenuti nel 1946 da una fossa profonda poco più di un metro e larga cinque da due contadini che stavano scavando la terra, i Bronzi si presentavano come 9 quintali di frammenti dorati. Dopo un attento minuzioso lavoro di ricostruzione, vennero ricomposte le statue che formavano il gruppo: si tratta di due figure femminili (quella intatta sfiora i due metri d’altezza) e due cavalieri in veste militare in sella ai propri destrieri lussuosamente ornati. Suggestive e molteplici le ipotesi intorno all’identità dei personaggi (una di queste ci parla di personaggi appartenenti alla famiglia dell’imperatore Tiberio, dinastia GiulioClaudia I sec. d.C.) e al motivo della distruzione delle loro statue: secondo alcune supposizioni i bronzi furono saccheggiati (il metallo all’epoca era preziosissimo) da briganti che, scoperti, in fretta e furia dovettero distruggere e seppellire i bronzi, oppure i membri della famiglia, secondo una ipotesi meno probabile, furono vittime della damnatio memoriae, perché macchiatisi di un grave crimine, cosicché le loro effigie furono abbattute per cancellare ogni traccia della loro esistenza, secondo l’uso romano. Nella primavera del 2019 all’interno del museo è stata predisposta una sala immersiva molto suggestiva tutta da visitare.